INTERVISTA A SVEVO SUSA

INTERVISTA A SVEVO SUSA intervista di Fabrizio Iozzo

MELODY LANE ha avuto il piacere di intervistare Svevo Susa. Il cantante romano, definisce il proprio genere musicale“CARMINA”, facendo riferimento alla sua ossessione romantica per la poesia, gli inni, i mantra e le ninne nanne. I testi sono vere e proprie diapositive di luoghi e persone, frammenti di memoria che hanno come cornice notti stracolme di dettagli d’amore e città in maestosa rovina. Le sonorità sono cupe, ombrose e incalzanti ma, al tempostesso, evocative e piene di vento e di cieli. Buona lettura.


MELODY LANE: Ciao Svevo, benvenuto su Melody Lane, in questi giorni (il 23 giugno 2020) è uscito il tuo nuovo singolo LUOGHI SACRI che segue il precedente brano Saint-Germain uscito oramai una “vita fa” a novembre, in tempi pre Coronavirus. Raccontaci di questo tuo nuovo lavoro.
SVEVO SUSA: Grazie! :)Luoghi Sacri è la storia di un incontro, di uno schianto, dell'esplosione di una bomba. Il modo migliore per denifire l'emozione e l'intenzione della traccia, liricamente parlando, è paragonarla ad una promessa di devozione.

MELODY LANE:Come è stato lavorare con Alessandro Forte e Papperpot per la produzione dei tuoi lavori ?
SVEVO SUSA: Con Alessandro c'è una chimica artistica notevole. Veniamo da due contesti molto diversi, musicalmente parlando, e ci piacciono stili e generi molto differenti ma credo sia proprio per questo che ad oggi il sound dei miei pezzi sia così riconoscibile. Siamo come due colori primari, dalle tinte distanti, che una volta miscelati danno vita a qualcosa di visivamente appagante.

MELODY LANE: Quali sono le influenze musicali che più hanno ti hanno formato dal punto di vista artistico?
SVEVO SUSA:Sono ossessionato dalle parole, dalla loro forma e dalle sensazioni che evocano se incastrate in maniera giusta. Baglioni e Fossati sono divinità ai miei occhi. Tuttavia, alcuni dei dischi che ho letteralmente cosumato sono di Leonard Cohen, Björk, Lana del Rey, Regina Spektor, Nina SImone e Mina.

 

MELODY LANE: Parlare di tour e date estive, è ancora molto difficile. Come stai vivendo questo periodo di incertezza post Coronavirus e cosa hai in programma per i prossimi mesi?
SVEVO SUSA:I brani dell'EP in uscita in autunno sono stati scritti quasi un anno fa e sono, se ricordo bene, gli ultimi pezzi che ho scritto. Verso la fine dell'estate, quando avrò abbastanza capitale umano interiorizzato, ricomincerò a scrivere qualche verso.

MELODY LANE: Sempre in tema concerti, nella speranza che presto si torni a organizzare eventi più o meno grandi, che rapporto hai con le performance live? Quali sono le emozioni che provi davanti al tuo pubblico?
SVEVO SUSA: L'adrenalina del live ed il chiasso umano della platea, non sono la parte migliore del mestiere dal mio personalissimo punto di vista. Mi piace stare in studio, mi piace terminare una canzone e vederla perfetta e identica a come l'avevo in testa. Ma la parte che preferisco è sapere che qualcuno, anche un perfetto sconosciuto, possa capire il linguaggio della mia persona tramite un solo ritornello: quello è impagabile. In tutta onestà, il palcoscenico mi terrorizza come poche cose al mondo, quindi non credo potrà mai mancarmi in modo straziante. :)

MELODY LANE: In un ipotetico tour in italia, potendo scegliere un artista, con chi vorresti condividere il palco.
SVEVO SUSA: Gabriella Ferri. Sì, è morta ma se uno deve sognare, sogna in grande.

MELODY LANE: Nel salutarci, ed augurarti il meglio per questo tuo nuovo lavori, ti facciamo quest’ultima domanda: in questo periodo abbiamo sentito spesso dire “da questa storia, ne usciremo migliori”, secondo te, la musica italiana come ne uscirà da questa storia e cosa speri per il futuro di voi artisti, categoria molto penalizzata dal lockdown e dal “distanziamento sociale”?
SVEVO SUSA:Cerco di vedere il lato positivo, ci provo. Se una cosa di questo tipo fosse successo prima dell'epoca della musica in streaming avremmo detto addio al mondo della musica così come lo conosciamo. Ad oggi, anche se fisicamente distanti, possiamo essere più vicini che mai. Il problema non è tanto degli "artisti", credo, quanto di quelle categorie che mangiavano e vivevano con il mestiere del live. A loro vanno i miei pensieri, spesso.